Esattamente quarant'anni fa la nostra scuola veniva intitolata al Marchese Giovanni Visconti Venosta, ultimo esponente di una nobile famiglia che a partire dal lontano Medioevo tanta parte ha avuto nelle vicende grosine (e, piu' in generale, valtellinesi).
A nessuno e' mai venuto in mente di saperne di piu', ed e' pertanto da ritenere oltremodo lodevole l'iniziativa dei ragazzi di III A di indagare sul Marchese Giovanni, personaggio certamente poco noto alle nuove generazioni, ma che i nostri vecchi ricordano ancora bene e che fu testimone diretto delle piu' importanti azioni politico-diplomatiche italiane nella prima meta' del nostro secolo.
La quasi totale assenza di documenti ha messo gli alunni nelle reali condizioni di sperimentare che cosa effettivamente significhi fare ricerca. L'attivita' infatti, intrapresa all'inizio dell'anno scolastico e portata avanti per parecchi mesi, non si e' limitata alla semplice consultazione di libri e giornali d'epoca, dai quali peraltro s'e' ricavato ben poco. La classe si e' impegnata al massimo scrivendo e contattando enti e persone che potessero in qualche modo fornire notizie utili al riguardo. E bisogna dire che non e' stato lasciato nulla di intentato: per rendersene conto, basta leggere l'introduzione e dare un'occhiata alla bibliografia.
La fatica, alla fine, e' stata premiata. Ne e' risultato un lavoro ben fatto e, cosa rimarchevole, del tutto inedito. Per questo si e' ritenuto giusto e opportuno che fosse dato alle stampe, in modo da ottenere un volumetto che rimanga alla scuola come documentazione dell'attivita' svolta.
GLI AVI
Il primo discendente a stabilirsi definitivamente in Valtellina fu un certo Ghebardo (1187-1226), che scelse come dimora il castello di Pedenale a Mazzo. Da quel momento i possedimenti della famiglia aumentarono e si moltiplicarono i rami collaterali. Uno di questi rami ricevette in dono dal vescovo di Como il castello di San Faustino a Grosio.
Il Castello di Grosio, costruito fra il 1350 e il 1375 per volonta' dei Visconti di Milano, fu smantellato dai Grigioni nel 1526
La villa dei Visconti Venosta a Grosio. Fu ristrutturata alla fine del secolo scorso dal Marchese Emilio, che ne fece una residenza prevalentemente estiva.
A Ghebardo segui' Corrado Venosta (1226-1278), signorotto intraprendente che fu piu' volte trascinato in guerre e tenzoni. Mori' in circostanze mai chiarite e durante la sua vita fu un tipico esempio di avventuriero medioevale.
Nel Quattrocento i Venosta strinsero rapporti di amicizia con la potente famiglia dei Visconti di Milano e a suggello di tale legame Filippo Maria Visconti diede il suo consenso a che essi aggiungessero al proprio cognome anche il loro. E fu cosi' che nacquero i Visconti Venosta.
Quando si trasferirono nel "castello nuovo", Vi rimasero fino alla dominazione dei Grigioni, che lo distrussero parzialmente costringendo i proprietari a cercar casa in paese. In tale circostanza essi presero possesso della parte vecchia della Villa.
Marcantonio Venosta, detto "il grosso", fu tra i protagonisti del "sacro macello" del 1620. Durante il sanguinoso episodio la Villa fu saccheggiata e incendiata, ne' valse a restituirle il perduto patrimonio la sua riedificazione avvenuta verso la fine del Seicento ad opera del gesuita Marcantonio, omonimo pronipote del "grosso".